Ci sono poche certezze sui mercati finanziari. Una di queste è che il franco svizzero sia un bene rifugio simile al dollaro. Tutti lo vogliono, specie nelle fasi di tensione dovuta a problemi geopolitici o sconquassi economico-finanziari. La valuta elvetica è salita ai massimi storici contro l’euro. Alla fine di settembre, il governatore della Banca Nazionale Svizzera (BNS), Thomas Jordan, ha affermato che essa non sarebbe più sopravvalutata. L’espressione era stata utilizzata per anni al fine di avvertire il mercato circa possibili interventi per indebolire il cambio e sostenere così l’economia alpina.

Ma adesso accade che l’istituto esplicitamente afferma di tollerare un franco svizzero più forte per frenare la risalita dell’inflazione.

Franco svizzero giù contro dollaro

Sembra che sia tutto a posto. Eppure qualche segnale di possibile stress esiste. Nei giorni scorsi, la Federal Reserve ha pubblicato i dati aggiornati sulle sue operazioni con controparti straniere. E’ emerso che in data 5 ottobre aveva accordi con la BCE per swap valutari di 206,5 milioni di dollari. Un importo marginale, che non ha attirato le attenzioni di nessuno. Invece, con la BNS l’importo sale a 3,1 miliardi. Non è poco per un’economia relativamente piccola come la Svizzera.

Cosa sono gli swap? Trattasi di contratti affatto rari tra banche centrali. Consistono nell’offrire liquidità in valuta a una controparte richiedente per un determinato periodo e a un dato tasso di cambio, dietro il pagamento di un interesse. Nello specifico, BCE e BNS hanno già dovuto restituire le somme una settimana dopo, cioè questo giovedì 13, pagando un tasso del 3,33%. Queste operazioni, tuttavia, sono tipiche delle banche centrali rimaste a corto di dollari.

E qui viene il sospetto che il franco svizzero celi una qualche debolezza. Nell’ultimo mese, ha perso il 3,65% contro il dollaro. Cosa ancora più importante, in appena due settimane i depositi a vista presso la BNS sono crollati della cifra record di 107,8 miliardi a 669,3 miliardi di franchi.

Cos’è successo? Quando tali depositi si accumulavano, si diceva che fossero espressione degli interventi della BNS per indebolire il cambio. Adesso che accade il contrario, per caso starebbe tentando di rafforzarlo sul mercato forex?

Il fattore Credit Suisse

In realtà, non si tratterebbe di interventi diretti, quanto di misure ordinarie di una politica monetaria restrittiva. L’istituto ha alzato i tassi d’interesse allo 0,50% e sta cercando tramite la vendita di titoli e contratti repo di ridurre la liquidità in circolazione per combattere l’inflazione. Dunque, starebbe persino vendendo asset in valute straniere. Senonché sorge il sospetto che la FED sia dovuta intervenire a prestare dollari alla BNS che ne era rimasta senza. Tensioni non rare con il rafforzamento eccessivo della valuta americana.

E c’è l’inquietante dubbio che dietro a questa apparente crisi di liquidità possa esservi Credit Suisse. La banca svizzera è finita nel mirino dei mercati per le sue difficoltà finanziarie. Avrà bisogno di una maxi-ricapitalizzazione e gli investitori se la stanno dando a gambe levate per paura che possa crollare. Pur in ripresa dai minimi storici, le azioni in borsa valgono meno della metà da inizio anno. Tante incertezze, dunque, e un solo punto fermo: se il franco svizzero fosse a rischio, sarebbe la conferma che starebbe per venire giù il mondo.

[email protected]