Quando si parla del calcio non si può dimenticare che si tratta di uno dei settori economici più importanti dell’Italia anche se per i tifosi è una vera e propria passione.

Basti pensare che uno studio di qualche anno fa ha stimato il fatturato  del calcio europeo in 10 miliardi di euro l’anno: uno dei più grandi business mondiali che produce un giro d’affari non  indifferente.

L’Italia è un Paese dove il calcio è lo sport nazionale, che si vive 12 mesi l’anno tra campionato, coppe, campionati europei e mondiali.

Le squadre di calcio per fatturare svariati miliardi l’anno, però, spesso vanno oltre lo sport affidandosi a piani marketing, promozione del marchio, strategie di brand extension e strategie che lasciano da parte, a volte, lo spirito sportivo.

In Italia, il 50% dei ricavi dei club calcistici deriva dalla vendita dei diritti televisivi, il 16% dagli introiti delle partite, il 14% dagli sponsor e il restante 20% da altre attività.

Come il business, quindi, può prevalere sullo spirito sportivo influenzando l’andamento di una squadra? Vediamo il caso di due squadre italiane sotto la lente d’ingrandimento in questo finale di campionato.

Questione Milan Inter: business o spirito sportivo?

Fino a ora abbiamo parlato del calcio a livello generale ma la questione che in questi giorni sembra stia incuriosendo tifosi e non, è quella che riguarda le due squadre Inter e Milan che, non a caso, hanno appena cambiato proprietà.

Fuori dalla lotta ai posti della prossima Champions League ormai da aprile, sembra che le due squadre potrebbero (o vorrebbero?)  non riuscire ad aggiudicarsi neanche un posto in Europa League. Il sonno delle 2 squadre, infatti, sembrerebbe turbato dal sesto posto, piazzamento che permetterebbe l’accesso ai preliminari di Europa League.

Perché l’accesso dovrebbe turbare le due squadre milanesi? Il terzo turno preliminare per qualificarsi alla Coppa si disputerà il 27 luglio e il 3 agosto, date scomode per le due squadre che hanno già l’estate impegnata in ricche tournée.

La eventuale partecipazione ai preliminari di qualificazione all’Europa League, quindi, per i più maligni, sarebbe solo un ostacolo al business delle due squadre che per la preparazione dovrebbero rinunciare a soldi di sponsor e organizzatori.

Ma a questo punto, però, contano più i risultati sportivi o gli interessi? Il ritorno in Europa League per entrambe le squadre sarebbe un risultato importante, anche in vista della qualificazione in Champions League per l’anno successivo in caso di vittoria, ma sicuramente porterebbe a dover rinunciare ad impegni già presi, una tournee in Asia che prevede anche un derby il 24 luglio a Nanchino (le squadre sono state acquistate da società cinesi). A questo punto i maligni, di cui si accennava prima, potrebbero pensare che il finale di stagione alquanto brutto di Milan e Inter non sia dovuto alla mancata preparazione, alla sfortuna o alla poca bravura ma sia semplicemente voluto per badare maggiormente agli interessi commerciali a discapito di quelli sportivi. Sarà proprio così?