Si tiene domani il secondo board della Banca Centrale Europea (BCE) dall’inizio dell’anno. Un evento dalle conclusioni scontate fino a qualche giorno fa, ma che risente inevitabilmente di quanto accaduto negli Stati Uniti. Governo e Federal Reserve sono scesi in campo con un salvataggio d’emergenza a favore di un paio di banche americane fallite. I timori di contagio stanno riguardando la stessa Europa, anche perché SVB e Signature Bank sono andate a gambe per aria in conseguenza del rialzo dei tassi d’interesse.

I mercati scontano che ve ne sarà un altro dello 0,25% negli Stati Uniti, mentre stanno iniziando a riposizionarsi sulla BCE. E’ scontato che domani Francoforte annunci il sesto rialzo dei tassi consecutivo. E sembra altrettanto scontato che esso sarà dello 0,50%.

Tasso terminale si sgonfia

Con ogni probabilità, i tassi di riferimento saliranno al 3,50% e i tassi sui depositi bancari al 3%. Christine Lagarde e il board non hanno alternative praticabili. A febbraio, l’inflazione nell’Area Euro è scesa di un soffio all’8,5%. Negli Stati Uniti, è al 6%. La discesa sembra proseguire ovunque lentamente e il dato “core” resta elevato o, addirittura, in aumento. I mercati non rimarranno impressionati di ciò che già sanno. Cercheranno di verificare domani ulteriori dettagli circa il tasso “terminale” che la BCE vorrà raggiungere per porre fine alla stretta monetaria.

A tale proposito, c’è da registrare nelle ultimissime sedute un riposizionamento delle aspettative. Prima del crac di SVB, il tasso terminale a cui sarebbe giunta la BCE era atteso al 4,50% entro settembre. Adesso, è sceso al 4%. Ciò implicherebbe altri 1-2 rialzi dei tassi dopo il board di domani. E c’è anche la questione del Quantitative Tightening. Poco prima del patatrac bancario, la Bundesbank reclamava un’accelerazione del taglio dei riacquisti dei bond da 15 a 20 miliardi di dollari al mese. Ma siamo sicuri che la BCE possa permettersi adesso di ridurre ulteriormente il grado di liquidità sui mercati?

Prossime mosse BCE in base a dati macro

Il linguaggio in conferenza stampa sarà determinante ai fini delle reazioni degli investitori.

Se Lagarde parlasse come se nulla fosse accaduto nei giorni scorsi, è probabile che torneranno le vendite di bond e azioni nel continente. D’altra parte, già oggi i rendimenti stanno risalendo nettamente dopo i crolli di inizio settimana. Per fortuna, ciò sta coincidendo con un restringimento degli spread lungo la curva, segno che non vi sarebbero per il momento timori specifici sull’Italia.

Il punto di caduta che metterà d’accordo “falchi” e “colombe” sarà dato dalle valutazioni “data dependent” circa le future mosse della BCE dopo marzo. Che non è poi nulla di nuovo, essendo stata proprio questa l’intesa di febbraio. In altre parole, una strategia “wait and see”. Da qui al prossimo board di inizio maggio, la BCE avrà avuto modo di valutare anche i dati sull’inflazione nell’Area Euro a marzo e aprile. La speranza è che i prezzi al consumo accelerino la discesa dopo avere deluso in tal senso nei mesi passati, magari proprio grazie agli effetti calmieranti della stretta in mercati come creditizio e immobiliare. Solo così potrà cessare la stretta senza perdere la faccia e tenendo unito il board.

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