Il declino di Silvio Berlusconi è ufficialmente iniziato nel 2011, quando l’11 novembre rassegnava le dimissioni da presidente del consiglio per lasciare il timone del governo a Mario Monti.

Erano giorni drammatici sul fronte finanziario. I rendimenti dei titoli di stato italiani esplodevano, tanto che i BoT a sei mesi esitarono all’asta un catastofico 6,4%, mentre lo spread a dieci anni si era portato a quota 576 punti base. Molto si è detto e scritto di quelle settimane, di cosa ci sia potuto essere sotto.

Ma oggi abbiamo una certezza: poco tempo prima di essere “costretto” alle dimissioni , Silvio Berlusconi aveva minacciato di portare l’Italia fuori dall’euro, essendo i nostri titoli sotto attacco dei mercati sin dall’estate.

Lo avrebbe fatto, durante alcuni colloqui privati con le cancellerie europee, pare con Angela Merkel e con Nicolas Sarkozy. La conferma è arrivata questa settimana dal convegno organizzato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, dove era presente, tra gli altri, la rieletta cancelliera. Il presidente dell’Ifo, l’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Hans-Werner Sinn, ha dichiarato che l’ex premier italiano aveva minacciato di far uscire l’Italia dall’Eurozona, aggiungendo che tale possibilità, forzata o meno, esiste sempre anche per Francia e Grecia, oltre che per il nostro paese.

Se si dovessero salvare pure Italia e Francia con le stesse percentuali di aiuti sul loro pil ottenute dalla Grecia, l’Eurozona dovrebbe accollarsi ben 4.500 miliardi di euro di costi, ha affermato Sinn.

Quest’estate, nel libro “Morire di austerità”, l’ex banchiere centrale della BCE, Lorenzo Bini-Smaghi, dimessosi subito dopo l’arrivo di Mario Draghi alla presidenza dell’Eurotower, in modo che due italiani non siedessero nello stesso board, conferma che la strategia della minaccia sull’euro non portò bene a Berlusconi, visto che si è dovuto dimettere poco dopo.

 

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Appurato ciò, quale sarebbe stato il legame tra la minaccia del Cavaliere, il conseguente fastidio di Berlino e le dimissioni dell’11 novembre? Resta la pagina più misteriosa dell’Italia di questi anni e lascia immaginare che il destino politico del nostro paese non si sia giocato e né si continui a farlo a Roma, bensì a Bruxelles.

Complotto o meno, il segno evidente della crisi di credibilità di una classe politica italiana impalbabile, non pervenuta.