È proprio il caso di dire ‘bancarotta Italia’. La geopolitica e, se ci si permette il neologismo, la geoeconomia si fonda su due principi, i quali vanno mescolati sapientemente: da un lato, il mantra del libero mercato, dall’altro un certo dirigismo politico – per non chiamarlo neoprotezionismo (e Trump ne sa qualcosa, ma anche quel furbo di Macron) – che serve a tutelare le aziende di casa propria. Francia e Germania sono veri maestri in questa strana mescolanza di principi chiaramente opposti, mentre l’Italia, soprattutto negli ultimi anni, è riuscita a fare male entrambe le cose.

Quando è intervenuta in maniera dirigistica ha creato buchi clamorosi, grazie ai classici furbetti all’italiana (vedi caos Alitalia), quando ha lasciato fare il mercato libero, ha svenduto le aziende del paese.

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Il fallimento del dirigismo all’italiana: ecco la bancarotta del nostro paese

Se, dunque, Macron, nel suo piano economico, inietta un po’ di dirigismo e neoprotezionismo, un po’ come sta facendo Trump negli USA, in Italia ogni tentativo in questo senso ha soltanto rovinato i conti dello Stato, impoverendo il paese e arricchendo i soliti furbetti dell’economia. Un caso su tutti è Monte dei Paschi di Siena: prima, si è cercato ovunque un investitore straniero pronto ad accollarsi la banca, poi è dovuto intervenire lo Stato con i soldi dei contribuenti. Poi, c’è il caso Mediaset: il francese Bollorè ha interrotto le trattive – le ha messe in pausa, diciamo così – per concludere la scalata a Telecom, in maniera tale da essere ancora più forte nel braccio di ferro con Berlusconi.

Un altro regalo clamoroso (non per i contribuenti) è quello di Alitalia: si tratta della classica storia di dirigismo all’italiana con furbata all’italiana annessa; Etihad ha sfruttato gli aerei tricolori per i propri overbooking, tendendosi i profitti per sé e scaricando i debiti sulla società italiana.

Un vero affare, non per noi. Un dato su tutti chiarisce come l’Italia gestisce il rapporto tra dirigismo e libero mercato: la Francia ha acquistato 185 aziende italiane per circa 50 miliardi di euro, mentre il nostro paese 97 per circa 8 miliardi. Insomma, a voi le conclusioni su questo bilancio.

Qui, invece, le ultime novità sul fronte ‘aereo’ e la solita gestione all’italiana, crisi Alitalia, il bando dei veleni: conflitto d’interesse, aiuti alle banche e la verità sui privilegi degli impiegati.

Non è solo una questione di costume, ma è la settima industria italiana: il calcio in mani straniere

E poi c’è il caso di quella che, conti alla mano, rappresenta la settima industria italiana: il calcio. Ebbene, in questo ambito è ancora più chiara la bancarotta Italia e lo shopping straniero ed extracomunitario nel nostro paese: Milan e Inter sono in salde ed equilibrate mani cinesi, mentre dal prossimo anno anche altre squadre ‘italiane’ saranno un po’ meno tricolori: la Roma passa a James Pallotta, il Venezia a Joe Tacopina e il buon vecchio Palermo finirà a Paul Baccaglini, ‘strano’ personaggio di cui non si sa neanche bene da dove provengano i suoi capitali. Infine, la questione annosa dei diritti televisivi per il campionato e la Champions League: l’advisor Infront cinese e dall’altro i padroni italiani che cercano soldi. Insomma, anche il calcio, sport all’italiana per eccellenza, non poteva che essere gestito all’italiana. Anche il ‘pallone’ in Italia parla straniero.