Le azioni della Juventus tornano ad essere negoziate oggi per la prima volta a Piazza Affari dopo la pesante condanna subita dalla società bianconera a seguito dello scandalo plusvalenze. La Corte federale d’appello della FIGC ha comminato una penalizzazione di 15 punti in classifica, che scaraventa il club dal terzo al decimo posto passando da 37 a 22 punti. Due anni di inibizione per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 30 mesi per Fabio Paratici, ormai dirigente al Tottenham, 16 mesi per Federico Cherubini e 8 mesi per Pavel Nevdev, Enrico Vellano e Paolo Galimberti.

I giudici sportivi hanno non solo accolto, ma persino aumentato la condanna richiesta dalla procura federale rispetto ai 9 punti di penalizzazione.

Azioni Juventus attese giù, le ragioni della condanna

Per l’inchiesta Prisma della Procura di Torino, tuttavia, pochi mesi fa la stessa Corte federale d’appello aveva assolto la società. Questa può adesso appigliarsi al principio del “ne bis in idem”, vale a dire che non si può essere giudicati due volte sulle stesse ipotesi di reato e per giunta con esiti opposti. Ma sembra evidente che i giudici sportivi ritengano che da allora siano emersi fatti nuovi che abbiano portato alla condanna.

Entro dieci giorni dalla sentenza saranno rese note le motivazioni. La Juventus avrà un mese di tempo per fare ricorso. Le probabilità che la sentenza sia ribaltata sono esigue. Fa discutere, in particolare, il fatto che la condanna non abbia riguardato anche gli altri 8 club coinvolti nell’operazione plusvalenze. Pare di capire che la posizione della Juventus sia considerata più pesante per tre motivi essenziali:

  • la società bianconera aveva messo in piedi un sistema organico atto a gonfiare i propri bilanci;
  • le intercettazioni svelano che i dirigenti bianconeri ammettessero di voler falsificare i bilanci;
  • la società è quotata in borsa, per cui ha responsabilità nei confronti degli azionisti.

Dopo Plusvalenze altra condanna sugli stipendi?

Prima della condanna, le azioni Juventus avevano chiuso venerdì a 33 centesimi e per una capitalizzazione complessiva di 820 milioni di euro.

Oggi ci si aspetta un calo e possibilmente cospicuo. Il fatto è che non è finita dal punto di vista giudiziario. Oltre al capitolo plusvalenze c’è quello degli stipendi su cui indaga la Procura di Torino. Le conseguenze sul piano anche penale possono essere pesanti. Nel 2020, subito dopo che la pandemia aveva costretto il governo a chiudere gli stadi, la società comunicò di avere raggiunto un accordo con i giocatori per la rinuncia di quattro mensilità. Da alcune scritture private rinvenute nelle abitazioni di alcuni soggetti coinvolti è emerso che la rinuncia avrebbe riguardato solamente una mensilità, mentre per le altre tre si sarebbe trattato di un rinvio dei pagamenti alla stagione successiva.

A conferma di ciò vi è la continua sollecitazione finanche pubblica di Cristiano Ronaldo, il quale pretende il pagamento di altri 19,9 milioni di euro. Se fosse accertato il reato di false comunicazioni sociali e falso in bilancio, i dirigenti della Juventus rischierebbero condanne penali. L’ipotesi retrocessione non dovrebbe prendere corpo, in quanto essa diverrebbe reale nel caso in cui i vantaggi conseguenti ai reati fossero risultati determinanti ai fini dell’iscrizione della squadra in Serie A. Ma la Juventus, pur tra difficoltà finanziarie peggiori di quanto i bilanci ufficiali abbiano lasciato intendere, avrebbe conservato comunque i requisiti per l’iscrizione.

Fuori da Champions ed Europa League

Resta, tuttavia, da verificare la posizione dei giocatori nel caso di condanna della società sul caso stipendi. In teoria, essi stessi avrebbero commesso una scorrettezza. Rischio inibizione in Serie A? Ipotesi più teorica che concreta. Ma la vicenda rimane incandescente. La penalizzazione dei 15 punti dovrebbe impedire alla Juventus l’accesso per la prossima stagione alla Champions League. La UEFA potrebbe accontentarsi o pretendere un’esclusione vera e propria dalle coppe europee (compresa l’Europa League) per almeno una stagione.

Per i bianconeri, perdite d’immagine e soprattutto economiche. Le loro entrate medie dalla Champions ammontano a un’ottantina di milioni, anche se molti meno quest’anno. Un salasso per una società costretta a ricapitalizzarsi due volte in due anni per complessivi 700 milioni e che ha chiuso l’ultimo bilancio stagionale con una maxi-perdita di 254 milioni.

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