Le banche centrali di USA, Europa e Giappone si trovano in un “cul de sac”. Dopo avere azionato per anni le rispettive stamperie, esitando stimoli monetari senza precedenti, non solo non hanno centrato gli obiettivi che si erano prefissi (discorso parzialmente diverso per la Federal Reserve), ma si trovano ancora oggi a lottare contro la minaccia della deflazione da un lato e della stagnazione dall’altro.

La Bank of Japan ha escluso nei giorni scorsi di volersi imbattere in un helicopter money, ma è chiaro che qualcosa dovrà inventarsi per portare fuori l’economia giapponese dalle secche di una stag-deflazione ventennale.

Nel frattempo, la Fed non riesce ad alzare i tassi USA per la seconda volta in oltre 10 anni di appena un quarto di punto percentuale e dopo il dato più che deludente sulla crescita del pil nel secondo trimestre, la nuova stretta sembra allontanarsi; la BCE potenzierà il suo “quantitative easing” dal prossimo board di settembre, dovendo sostenere un’inflazione azzerata e un’economia al palo.

Rendimenti bond sono ai minimi storici

Contro le conseguenze negative della Brexit, la Bank of England taglierà ancora i tassi questo mese, mentre Riksbank, SNB e la banca centrale danese sono tutte costrette a tenersi molto accomodanti o, addirittura, ad aumentare i loro stimoli, al fine di preservare la stabilità dei rispettivi prezzi interni.

Stando così le cose, i rischi per le economie sviluppate del pianeta non potranno che aumentare, essendo già alti. Un terzo del debito sovrano negoziato sui mercati rende meno di zero, mentre gli stessi rendimenti delle obbligazioni private sono ai minimi di sempre per effetto proprio delle manovre ultra-espansive.

 

 

 

Tassi negativi la più grande minaccia alla stabilità finanziaria mondiale

I tassi negativi imposti al mercato da alcune delle principali banche centrali (BCE, BoJ, SNB, Danimarca, Riksbank) stanno aumentando esponenzialmente le perdite potenziali in cui s’imbatteranno gli attuali possessori di bond, dato che i prezzi di questi titoli sono già altissimi.

In qualche caso, a ciò si aggiunge anche un tasso di cambio già forte, come in Svizzera, che crea un mix senza scampo per gli investitori stranieri detentori di titoli con rendimenti negativi.

Tutti i governatori centrali, da Janet Yellen a Mario Draghi, passando per Thomas Jordan e Haruhiko Kuroda, sono consapevoli di avere spinto il mercato verso l’ignoto (le famose “unchartered waters” o “acque inesplorate”) e che ulteriori misure di allentamento monetario non sarebbero sostenibili, se non al costo di distruggere il comparto obbligazionario e di incentivare gli investitori ad assumersi rischi crescenti e potenzialmente disastrosi per la ricchezza di famiglie (risparmiatori, futuri pensionati, etc.) e imprese. Tornare sui propri passi, normalizzando la politica monetaria non è un’opzione credibile in questa fase, perché provocherebbe il crollo dei mercati finanziari e una conseguente recessione delle economie, secondo uno scenario non dissimile da quello del 2008, anzi possibilmente peggiore.

Clienti banche fuggiranno da tassi negativi

Per non parlare di un grande rischio, che nessuna banca centrale vorrebbe correre, ovvero che tassi sempre più negativi riducano i margini delle banche a tale punto, che queste saranno prima o poi costrette a trasferire il costo sui clienti, come segnalano alcuni comunicati ufficiali di istituti europei.

Ma come evitare che i clienti delle banche fuggano, ritirando i loro risparmi per scampare alle perdite, potendo così varare stimoli necessari per sostenere le economie? Costringendoli a lasciare i loro soldi in banca, quale che sia la policy da questa adottata sui conti correnti.

 

 

Abolizione contante soluzione estrema

Come? Abolendo il contante. Se tutti noi cittadini fossimo costretti a effettuare e ricevere pagamenti su un conto corrente, in quanto le transazioni cash sarebbero vietate al di sopra di importi verosimilmente abbastanza bassi, nessuno potrebbero sfuggire al sistema bancario.

La scusa per una misura così estrema esiste già, anzi ne esistono due: lotta all’evasione fiscale, ma di questi tempi, soprattutto, al terrorismo. Un’Europa sotto scacco dei jihadisti sarà molto più prona ad accettare misure estreme per tutelare la propria sicurezza. Vi ricordate quando qualche mese fa, Draghi ha annunciato che non stamperà più la banconota da 500 euro, che rappresenta i due terzi del valore monetario circolante nell’Eurozona? In quel caso, la scusante è stata proprio la necessità di impedire che grossi tagli vadano a finire nelle mani di criminali e terroristi, facilitando le loro vite.

Divieto uso contante contro fallimento banche centrali

Eliminando il contante, o meglio, riducendo drasticamente le possibilità di regolare gli scambi con l’uso del contante, le banche centrali, specie la BCE, potrà risolvere un’altra questione spinosa, quella del bail-in. La necessità di caricare almeno parte delle perdite delle banche dell’Eurozona nei casi di risoluzione potrebbe in futuro allontanare i clienti dagli istituti, colpendo la loro raccolta e portando potenzialmente alla chiusura quelli più deboli. Ma se tutti fossimo costretti a detenere liquidità su un conto bancario, la liquidità del sistema creditizio sarebbe salvaguardata e persino le banche più fragili se ne gioverebbero, in quanto potrebbero tenersi a galla con il denaro loro prestato dalle solide. Sarà un prelievo forzoso a carico dei risparmiatori per salvare le banche dal fallimento delle politiche dei governatori centrali.

La lotta al contante ripartirà presto. Vedrete presto che l’allarme già scattato con gli attacchi terroristici di Francia e Germania sarà invocato quale pretesto per limitare le transazioni cash, a tutto beneficio dei soliti noti. E le resistenze di quei pochi, che oseranno replicare saranno annientate dall’accusa di voler attentare alla sicurezza dell’Europa nel nome di principi astratti.