’era un tempo in cui bastava pronunciare “Alexa” per entrare nel futuro. L’assistente vocale di Amazon sembrava destinata a rivoluzionare le case di tutto il mondo. Ma oggi, nel pieno della corsa globale all’intelligenza artificiale generativa, Alexa sembra scomparsa. La domanda che molti si pongono è: che fine ha fatto Alexa? E soprattutto, quanto costerebbe ad Amazon trasformarla in qualcosa di davvero all’avanguardia?
Dov’è finita Alexa: dal successo iniziale alla crisi di identità
Quando Alexa è stata lanciata nel 2014, Amazon puntava a colonizzare le case con un’interfaccia vocale semplice, pronta a rispondere a comandi pratici. Accendere luci, riprodurre musica, fare domande di base: era tutto pensato per un uso immediato.
In pochi anni, Alexa è diventata una delle IA più diffuse al mondo, venduta attraverso dispositivi Echo e integrata in migliaia di prodotti.
Tuttavia, dal 2020 in poi, qualcosa ha iniziato a incrinarsi. L’arrivo di modelli linguistici come GPT-3, poi GPT-4, ha cambiato radicalmente le aspettative del pubblico. La gente non voleva più solo un assistente che risponde “Sì, certo”, ma un’intelligenza capace di conversare, ragionare, creare contenuti. In questo nuovo scenario, Alexa è rimasta indietro.
A fine 2022, Amazon ha ammesso che il progetto Alexa aveva accumulato perdite miliardarie, con una stima di 10 miliardi di dollari bruciati in un solo anno nel reparto che la sviluppava. A pesare sono stati i costi di mantenimento, ma anche il fatto che, nonostante l’adozione, Alexa non generava entrate significative. Gli utenti non usavano Alexa per fare acquisti, come Amazon aveva sperato.
Perché Alexa non è come ChatGPT o altri modelli generativi
Uno dei motivi principali del declino è il tipo di intelligenza artificiale su cui si basa.
Alexa è progettata per rispondere a comandi vocali predefiniti, usando modelli linguistici leggeri e limitati, in modo da garantire una risposta rapida su dispositivi a basso consumo. Al contrario, i modelli come GPT-4 di OpenAI si appoggiano a infrastrutture cloud enormi, capaci di gestire miliardi di parametri, comprendere contesto, costruire ragionamenti, rispondere a richieste complesse. Questi modelli sono computazionalmente molto più costosi, ma anche molto più versatili.
Amazon ha provato a correre ai ripari. A settembre 2023 ha annunciato una “nuova Alexa” con intelligenza generativa, promettendo un’esperienza più fluida e conversazionale. Tuttavia, a distanza di mesi, gli utenti segnalano che i miglioramenti sono ancora limitati e che Alexa non è in grado di competere davvero con ChatGPT, Bard o Copilot.
Quanto costerebbe ad Amazon rendere Alexa davvero competitiva
Per trasformare il suo dispositivo in un assistente di livello ChatGPT, Amazon dovrebbe fare investimenti enormi. Si parla di sviluppare o integrare modelli linguistici simili a GPT-4, che richiedono decine di miliardi di parametri, server specializzati, e un’infrastruttura cloud distribuita.
Secondo alcuni analisti, portare Alexa a quel livello richiederebbe ad Amazon di investire almeno 20-25 miliardi di dollari in infrastruttura, ricerca e sviluppo. Ma c’è un ulteriore problema: anche se Alexa diventasse più intelligente, dove sarebbero i ricavi? L’esperienza ha dimostrato che l’uso principale degli utenti resta legato a musica, timer e luci.
Pochi sono disposti a pagare per un assistente vocale avanzato se non è davvero utile nella vita quotidiana.
E qui entra in gioco una riflessione strategica. Amazon potrebbe decidere di lasciare Alexa nella sua forma attuale, come strumento di supporto all’ecosistema smart home, senza trasformarla in una IA “pensante”. In alternativa, potrebbe provare a integrarla con modelli esterni – come ha già iniziato a fare con Anthropic e Claude – per offrire funzioni avanzate nei dispositivi più costosi. Ma la strada resta lunga, costosa e ad alto rischio.
Il futuro è ancora incerto
Alexa non è sparita, ma è rimasta indietro. Mentre il mondo corre verso un’intelligenza artificiale sempre più sofisticata, Alexa continua a fare ciò per cui è nata: ascoltare, rispondere, accendere le luci. È utile, sì, ma non abbastanza rivoluzionaria da entusiasmare ancora. Amazon dovrà decidere se rilanciare Alexa investendo somme colossali o se lasciarla vivere come semplice assistente domestico. In un’epoca in cui la conversazione è diventata la nuova interfaccia, il rischio è che Alexa resti la voce del passato.
In sintesi.
- Alexa è ancora attiva, ma non ha tenuto il passo con l’intelligenza artificiale generativa moderna.
- Amazon ha già perso miliardi e migliorarla ai livelli di ChatGPT richiederebbe investimenti enormi.
- Il futuro di Alexa è incerto: potrebbe restare un semplice assistente smart home o evolversi, ma a caro prezzo.