Il recente aggiornamento del Rendiconto generale 2024 dell’INPS ha riportato all’attenzione pubblica un tema cruciale e spesso sottovalutato. L’impatto delle politiche di condono e stralcio delle cartelle contributive sul sistema previdenziale italiano. Secondo quanto emerso dalla delibera approvata dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto, la cancellazione di crediti contributivi risalenti a provvedimenti adottati fino al 2015 ha comportato l’eliminazione di ben 16,4 miliardi di euro dai bilanci. Di questa cifra, 13,7 miliardi incidono negativamente sull’equilibrio economico dell’INPS.
Questo dato non è soltanto una questione contabile, ma il riflesso di una scelta politica che solleva interrogativi profondi sul modello di gestione della fiscalità.
E, soprattutto, sulla tenuta del sistema previdenziale. A denunciarne le conseguenze sono stati i segretari confederali della CGIL, Lara Ghiglione e Christian Ferrari, che hanno sottolineato il carattere distorsivo di queste misure e il danno strutturale inflitto alla collettività.
Condono contributi: un meccanismo che danneggia il sistema previdenziale
Nonostante le rassicurazioni dell’INPS (date con un comunicato di chiarimenti sul bilancio) alla base della preoccupazione c’è una constatazione tanto semplice quanto allarmante: condonare debiti contributivi (con rottamazioni o saldo e stralcio) significa sottrarre risorse che sarebbero dovute confluire nella previdenza pubblica. Anche se tali crediti risultano già coperti dal fondo di svalutazione, la loro cancellazione comporta una perdita secca per l’erario e, in ultima analisi, per l’intera architettura del sistema previdenziale italiano.
Questo approccio, secondo i sindacati (la CGIL su tutti), rischia di incentivare comportamenti elusivi e di alimentare un clima di sfiducia verso le istituzioni, danneggiando chi invece ha sempre assolto correttamente ai propri obblighi fiscali e contributivi.
Il messaggio implicito di queste sanatorie è chiaro: chi non rispetta le regole può comunque contare, prima o poi, su una forma di clemenza statale. Una dinamica che indebolisce l’equità del sistema e alimenta un circolo vizioso di ingiustizia e disuguaglianza.
Il costo sociale dell’ingiustizia fiscale
L’effetto reale di queste decisioni non si misura solo in termini di bilancio, ma soprattutto in termini di fiducia sociale. Ogni euro cancellato da queste cartelle rappresenta una mancata entrata per le casse previdenziali, che si traducono in una maggiore pressione sui lavoratori regolari e su coloro che contribuiscono onestamente al funzionamento del sistema.
Questa dinamica erode il principio di solidarietà su cui si fonda il sistema previdenziale: un modello che, per funzionare, richiede la partecipazione collettiva e la condivisione degli oneri. Quando questa logica viene compromessa, a farne le spese sono proprio le fasce più deboli della popolazione, che dipendono maggiormente dalle prestazioni erogate dalla previdenza pubblica.
Una visione alternativa: legalità, equità, giustizia sociale
Alla luce di questo scenario, i rappresentanti sindacali insistono sulla necessità di un cambio di paradigma. È tempo, affermano, di mettere nuovamente al centro del dibattito politico il valore del lavoro e la centralità di chi contribuisce, ogni giorno, al benessere collettivo attraverso la propria attività.
La CGIL, in particolare, collega questa battaglia a un più ampio progetto di riforma sociale, sostenuto anche tramite una campagna referendaria che propone cinque quesiti per ridisegnare le fondamenta della società italiana su basi di maggiore giustizia e inclusività.
L’obiettivo è promuovere un’alternativa concreta, che contrapponga alla cultura del condono un modello fondato su legalità e responsabilità civica.
L’importanza del sistema previdenziale come bene comune
Il sistema previdenziale non è soltanto un meccanismo tecnico-contabile per l’erogazione di pensioni e prestazioni assistenziali. Esso rappresenta un pilastro fondamentale del contratto sociale. Uno strumento di redistribuzione e di tutela che garantisce dignità a chi lavora. E sicurezza a chi, per età o per condizioni di salute, non può più farlo.
Indebolirlo attraverso pratiche che sottraggono risorse fondamentali significa compromettere il futuro stesso del welfare italiano. Le scelte in materia fiscale e contributiva, dunque, non sono mai neutre: influenzano direttamente la sostenibilità del sistema, il livello delle prestazioni garantite e, in ultima analisi, la coesione sociale.
Il nodo del riaccertamento INPS
Il riaccertamento dei residui INPS, che ha portato alla definitiva cancellazione delle somme legate ai provvedimenti di stralcio, ha riaperto una questione annosa. Quella della qualità della riscossione pubblica.
Se da un lato si cerca di fare ordine nei bilanci, dall’altro si ammette implicitamente l’incapacità di recuperare crediti che, in teoria, avrebbero dovuto essere esigibili. È lecito domandarsi, allora, quali siano le reali priorità dell’apparato statale e quanto si stia facendo per rafforzare i meccanismi di accertamento e riscossione.
Un appello alla responsabilità collettiva per il bene del sistema previdenziale
In ultima analisi, il dibattito sui condoni contributivi chiama in causa una questione etica oltre che tecnica: quale tipo di società si intende costruire? Una comunità che premia l’adempimento degli obblighi o una che tollera, e talvolta premia, l’inadempienza? La risposta a questa domanda determinerà la capacità del Paese di garantire un sistema previdenziale solido, equo e inclusivo anche per le generazioni future.
Le scelte attuali avranno un impatto duraturo. Non si tratta soltanto di equilibri finanziari. Ma della possibilità di conservare e rafforzare un patrimonio di diritti che è frutto di decenni di lotte sindacali, politiche e sociali.
Rinunciare a miliardi di euro con leggerezza significa compromettere questi risultati e aprire la strada a un progressivo indebolimento dello stato sociale.
Riassumendo
- Cancellati 16,4 miliardi di crediti INPS, con grave impatto sul sistema previdenziale.
- I condoni favoriscono l’evasione e penalizzano chi paga regolarmente contributi e imposte.
- Le sanatorie minano la fiducia collettiva e compromettono l’equità del sistema.
- Il sistema previdenziale garantisce dignità e sicurezza, va difeso come bene comune.
- La CGIL propone una visione alternativa basata su legalità, giustizia e solidarietà.
- Serve una politica fiscale che rafforzi la previdenza e premi i contribuenti onesti.