Il recupero delle minusvalenze presenti nello zainetto fiscale è un argomento sempre attuale ed un processo a volte difficile per l’investitore meno esperto, considerando anche il fatto che esistono due tipi di tassazioni.

Redditi da capitale e redditi diversi: le differenze

Senza aver la pretesa di spiegare esaustivamente tutte le differenze basta sapere che la tassazione dei redditi di natura finanziaria è fissata al 26%, salvo alcune deroghe per i titoli pubblici ed enti sovranazionali che beneficiano di un regime agevolato al 12,5%. I redditi di natura finanziaria sono distinti in due tipi:

  • Fra i redditi da capitale, che sono sempre positivi e derivanti dall’impiego di capitale, rientrano: i proventi degli OICR (p. es. dividendi ma soprattutto proventi derivanti dalla differenza fra il valore di riscatto e costo di sottoscrizione, di fondi ed ETF che rientrano nei redditi di capitale); i dividendi ed altri utili derivanti da partecipazioni in società o enti passivi soggetti ad Ires; gli interessi da depositi e conti correnti, da certificati di deposito e da obbligazioni pubbliche e private; i proventi da operazioni di pronti contro termine, riporto e prestito titoli; rendimenti delle prestazioni pensionistiche erogate in forma di rendita anche vitalizia.
  • Fra i redditi diversi di natura finanziaria, che sono incerti nell’importo e nell’esistenza, rientrano sostanzialmente i capital gain (ossia plusvalenze) e le minusvalenze, quindi sia guadagni che perdite derivanti da: cessione  di partecipazioni sociali, qualificate e non; cessione e rimborso di titoli obbligazionari e similari; cessione di strumenti finanziari come le azioni; cessione a termine di valute estere; cessione di ETC; esercizio di contratti derivati.

Il problema sta nel fatto che i due tipi di reddito “non si parlano”, nel senso che le minusvalenzepossono essere compensate solamente con successivi redditi positivi della stessa natura, ossia rientranti nella categoria dei redditi diversi di natura finanziaria. Per recuperare minusvalenze si potrebbe ad esempio puntare sul rialzo di un azione e generare un reddito diverso ma l’operazione potrebbe andare in perdita generando ulteriori minusvalenze.

Facendo un esempio banale se dal fondo A guadagno €20.000 e dal fondo B perdo €12.000 il mio guadagno dovrebbe essere di €8.000. Non essendo però prevista la compensazione sul fondo A pago €5.200 (0,26 x €20.000), poiché i guadagni vengono considerati redditi da capitale mentre le perdite sono considerate redditi diversi; le perdite di €12.000 generano invece un credito d’imposta di €3.120 (0,26 x €12.000) e finiscono nel cd zaino fiscale come minusvalenze. Effettjvamente avrò quindi guadagnato €8.000 ma pagato €5.200 di tasse sul capital gain del fondo A (con un incidenza al 65% sul guadagno effettivo) che non è compensabile, mentre le minusvalenze del fondo B potranno essere recuperate solamente con strumenti che consentono compensazione.

Ed è qui che entra in campo l’efficienza della fiscalità dei certificati, brevemente definiti come contratti derivati e strutturati mediante un pool di opzioni tramite cui creare la strategia che il certificato vuole replicare. In tal caso sia i capital gain che i proventi derivanti ad esempio dall’incasso delle cedole sono considerati redditi diversi di natura finanziaria, e pertanto utilizzabili per recuperare le minusvalenze registrate nell’anno in corso e nei 4 precedenti.

Da rilevare inoltre che per i certificati possono esistere due momenti di tassazione, a seconda di quanto stabilito dall’intermediario di turno:

  • al momento dell’accredito, comportando quindi la possibilità di compensare immediatamente;
  • al momento della scadenza/chiusura della posizione, considerando ad esempio gli introiti intermedi -cioè le cedole- come redditi provvisori da tassare al momento della chiusura della posizione, rettificando subito il prezzo fiscale di carico del certificato.

Nel secondo caso si accredita al lordo della tassazione qualsiasi cedola periodica e l’intermediario rettifica il prezzo di carico fiscale del certificato, decurtandolo per un importo pari alle cedole lorde ricevute; solo a chiusura della posizione le plusvalenze verranno compensate con eventuali minusvalenze presenti nello zainetto (si ipotizzi ad esempio di acquistare un certificato a 1000 euro e che paga 4 cedole annuali da 40 euro ciascuna: al momento di ogni stacco il prezzo fiscale di carico si ridurrà di 40 euro; alla fine del quarto anno, immaginando un rimborso a 1000 euro, si calcolerà la plusvalenza di 160 euro e si verificherà nello zainetto fiscale se esistono minusvalenze nello zainetto fiscale da compensare con il suddetto guadagno.

Spunti operativi

Per recuperare le minusvalenze tramite certificati è possibile puntare su diversi tipi di certificati, ad esempio quelli con cedole incondizionate ma soprattutto quelli che prevedono il pagamento iniziale di una maxi cedola (condizionata o non condizionata).

Consideriamo fittiziamente di essere vicini alla fine del 2019, di essere un investitore che avrà 1.000 euro di minusvalenze in scadenza da recuperare e di poggiare su un intermediario che consente la compensazione immediata.

A tal fine selezioniamo un Phoenix Maxi Coupon XS1273319100 targato Citigroup su un basket azionario (Eni, Enel, FCA, Intesa Sanpaolo e Unicredit), con  data di emissione 08/07/2019 e scadenza 18/07/2024. Il certificato è inoltre caratterizzato da valore nominale di 1000 euro, maxi cedola al 20% e barriera al 50%,  cedole trimestrali al 2% e trigger cedole/barriera europea di protezione del capitale al 70%.

Il prodotto, al 07/10/2019 ha rilevato il pagamento della cedola di 200 euro. Nei panni di investitore avrei dovuto acquistare 5 certificati di questo tipo, per ottenere il pagamento di 1.000 euro e recuperare le minusvalenze in scadenza.

Consigli: nello scegliere tali tipi di certificati non bisogna sempre e solo guardare all’entità della maxi cedola, ma anche alle eventuali e preferibili presenze dell’opzione autocallable e della bassa volatilità, in grado di sostenere il prezzo del certificato ed aumentare le probabilità di rimborso al valore nominale. Se si tratta di un basket sottostante occorre poi analizzarne la composizione, verificando ad esempio la qualità dei singoli componenti ed il grado di correlazione che li contraddistingue.

Nota Bene: il trading può comportare rischi significativi per il capitale, con perdite che potrebbero in alcuni casi eccedere il capitale iniziale. È pertanto fondamentale assicurarsi di aver compreso tali rischi. Le informazioni presentate in questo sito non sono in alcun modo da intendersi come sollecito all’investimento e sono rivolte ad un pubblico indistinto, non rappresentando in alcun modo attività di consulenza finanziaria. Ogni decisione di investimento è sotto la piena ed esclusiva responsabilità del lettore.