BTp ottobre 2054, con quotazione affossata da riarmo e dazi ora ad alto potenziale di rendimento

Il BTp ottobre 2054 si è deprezzato nelle ultime settimane, scendendo ben al di sotto della pari e offrendo opportunità di rendimento.
3 settimane fa
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BTp ottobre 2054 dopo il crollo della quotazione
BTp ottobre 2054 dopo il crollo della quotazione © Licenza Creative Commons

Non è stato un periodo positivo per i bond lunghi. I rendimenti sono risaliti sul tratto lungo della curva delle scadenze e i prezzi sono naturalmente scesi. E’ stato il combinato tra riarmo e dazi ad avere scatenato l’ondata di vendite, particolarmente brutale nella prima parte di marzo. A farne le spese titoli longevi come il BTp 1 ottobre 2054 con cedola 4,30% (ISIN: IT0005611741). L’emissione risale al settembre scorso e segnò un record in termini di ordini, battuto nel gennaio di quest’anno con il collocamento del nuovo decennale. Il bond quotava nettamente sopra la pari con una quotazione in area 102,40.

L’apice era stato raggiunto, però, nel dicembre scorso a 108,46. In quel momento, il rendimento lordo annuale scendeva al 3,86%.

Quotazione crollata dai massimi di dicembre

Ieri, il BTp ottobre 2054 offriva il 4,63% in termini di rendimento e quotava in area 95,30 centesimi. Dai massimi di dicembre perde oltre il 12% e offre quasi lo 0,80% in più. Rapidi movimenti che si spiegano con l’alta duration modificata di poco inferiore ai 16 anni. Basta che il rendimento scenda o salga dell’1% per ottenere un rialzo o ribasso della quotazione del 16%. E questo ci porta a scontare una risalita fin sopra 110 nel caso in cui il rendimento del trentennale italiano scivolasse intorno al 3,65%. Livelli, va detto, che non si vedono dall’agosto del 2022, quando i tassi di interesse nell’Eurozona erano ancora azzerati.

Concentriamoci sulle ultime settimane. Da fine febbraio la quotazione del BTp ottobre 2054 arretra del 6,7% e il rendimento segna un rialzo dello 0,44% lordo annuale, cioè di circa il 22% complessivo fino alla scadenza.

Chi acquista oggi questo bond, in portafoglio si ritrova un asset con cedola netta effettiva del 3,94%. In effetti, spende poco più di 953 euro per un lotto minimo di 1.000 euro e percepisce ogni anno un reddito certo di 43 euro lordi, pari a 37,63 euro netti. Rapportati all’investimento, otteniamo la percentuale sopra indicata.

Rendimento in rialzo con riarmo europeo

Lo spread 30/2 anni, cioè il maggiore rendimento offerto dal BTp ottobre 2054 sulla scadenza a 2 anni, risultava ieri del 2,45% o 245 punti base. Era di neppure l’1,60% o 160 punti base alla fine di febbraio. Questo è avvenuto per via del rialzo del rendimento trentennale, a fronte di un piccolo ribasso per il rendimento a 2 anni. Qual è stata la ratio alla base di questa divaricazione? L’annunciato riarmo europeo in deficit ha spinto il mercato ad optare per le scadenze brevi, vendendo quelle lunghe sulla previsione di un aumento dell’offerta di titoli del debito e per la possibile risalita dell’inflazione.

Il BTp ottobre 2054 è stato di recente oggetto di trading. I contratti chiusi alla Borsa Italiana nel mese di marzo sono stati più di 41.000, in crescita su febbraio del 118%. Più che raddoppiati, a fronte di un più contenuto aumento in valore del 61%. Il contratto medio è sceso così da circa 49.350 a 36.600 euro. Significa che, tendenzialmente, il bond è stato oggetto di compravendita a marzo da parte dei piccoli investitori, mentre il mese prima gli scambi erano stati appannaggio più degli istituzionali.

BTp ottobre 2054 ad alto potenziale

I primi dati di aprile confermano l’interesse del mercato, pur sotto i livelli di marzo. Il caos dazi può sostenere gli acquisti nelle prossime settimane. Indubbio l’accresciuto appeal speculativo con la discesa della quotazione. Se il BTp ottobre 2054 rendesse tra un anno l’1% in meno, l’investitore maturerebbe un guadagno netto di quasi il 18% tra cedola e capitale nel caso di rivendita. Non è uno scenario semplice, anche in un contesto di taglio dei tassi. Ma non è neanche remoto, specie se l’economia europea si dirigesse verso un ulteriore rallentamento della crescita o la crisi vera e propria. Le aspettative d’inflazione si sgonfierebbero e la Banca Centrale Europea taglierebbe il costo del denaro in misura maggiore delle stime.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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