Ci risiamo, non si fa in tempo a capire di quanto sono aumentate le nostre pensioni a gennaio scorso che già si comincia a parlare di una nuova rivalutazione dei trattamenti. Riparte la bufala degli aumenti per la perequazione 2026. Perché di fake news si tratta se consideriamo i tanti giornali, quotidiani e siti che stanno dando la notizia degli aumenti di gennaio 2026.
In parole povere, chi scrive queste cose non fa altro che riprendere quanto successo nel 2025 e riproporre, come fantomatico aggiornamento degli importi anche per il 2026. L’unica certezza dovrebbe essere che anche a gennaio 2026 il meccanismo di indicizzazione sarà quello adottato oggi.
Meno penalizzante e meno a rischio ricorsi, anche se la Consulta sulla perequazione 2023 e 2024, quella con tagli importanti di assegno, ha dato ragione al governo e non ai pensionati che avevano prodotto ricorso. Ma cosa scrivono i vari quotidiani, anche quelli a tiratura nazionale? Vediamo quella che a tutti gli effetti somiglia solo ad una falsa notizia.
Aumento pensioni 2026: assegni più ricchi dal prossimo gennaio
La rivalutazione fa bene alle pensioni e dal 2026 saliranno gli importi. Titolano così numerosi siti e quotidiani. Evidentemene a caccia di notizie o scoop sulle pensioni in un periodo dove di pensioni e notizia sulle pensioni si parla poco. Le priorità delle istituzioni sono altre, e vanno dal conflitto in Ucraina ai dazi di Trump fino alla questione della Striscia di Gaza. Figuriamoci se di pensioni si può parlare oggi di priorità. E allora ecco la fantomatica nuova perequazione da adottare nel 2026.
Addirittura c’è chi si spinge a dare le nuove cifre.
In una fase, quella attuale, dove l’Istat non ha ancora certificato l’inflazione definitiva 2024, quella cioè che ha prodotto aumenti di pensione a gennaio scorso pari allo 0,8%. Cioè pari al tasso di previsione dell’Istat, quello basato sui primi 9 mesi del 2024 dal momento che poi si passa al tasso definitivo quando saranno confermati i dati sull’ultimo trimestre dell’anno scorso.
A gennaio scorso gli importi pensionistici sono saliti dell’ 0,8%. Ciò che spinge molti a parlare di aumenti anche nel 2026 pari sempre allo 0,8% viene fuori da delle stime del DEF, cioè del Documento di Economia e Finanza.
Un atto di governo che è secondo come importanza solo alla legge di Bilancio. E che il governo ha approvato pochi giorni fa e dove si stimano i piani economici e finanziari che poi faranno capolino nella manovra di fine anno. Pare che nel DEF, venga indicata una rivalutazione degli assegni dello 0,8% anche a gennaio prossimo.
Ecco come funziona la perequazione dei trattamenti INPS
Stando a quanto dicono, per il 2026 gli aumenti delle pensioni saranno sempre secondo il metodo usato oggi, e cioè al 100% del tasso di inflazione solo sulle pensioni di importo fino a quattro volte il trattamento minimo INPS. Invece si andrà al 90% dell’inflazione per le pensioni di importo tra quattro e cinque volte il trattamento minimo e al 75% per le pensioni oltre 5 volte il minimo.
E con meccanismo a scaglioni progressivi naturalmente, con il 90% ed il 75% di rivalutazione che avrà impatto solo sulla parte di pensione eccedente, rispettivamente le 4 volte il minimo e le 5 volte il minimo.
Un meccanismo atto a limitare i danni di una perequazione penalizzante per le pensioni man mano che salgono gli importi. Un meccanismo che come detto era finito davanti la Corte Costituzionale perché nel 2023 e nel 2024 fu adottato quello senza progressività e a 6 fasce. Parliamo nello specifico del metodo che garantiva un aumento al tasso di inflazione pari al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo, 85% per le pensioni fino a 5 volte il minimo, 54% per le pensioni fino a 6 volte il minimo, 47% per le pensioni fino a 8 volte il minimo, 37% per le pensioni fino a 10 volte il minimo e 22% per quelle più alte di 10 volte il trattamento.