Come andrà a finire questa storia sui dazi, è impossibile dirlo oggi. Bisognerebbe entrare nella testa del presidente americano Donald Trump, operazione complicata persino per i suoi più stretti collaboratori. Il rischio è che l’Europa reagisca com’è solita fare, ossia con un ennesimo harakiri. All’indomani della famosa tabella esibita dal tycoon in diretta mondiale con tanto di tariffe differenziate per ciascuno stato, l’Unione Europea (UE) ha fatto sapere di avere avuto un colloquio con la Cina, prospettando il raggiungimento di un accordo commerciale in reazione alle barriere innalzate dagli alleati americani. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ne ha parlato con il presidente Xi Jinping.
Spagna spinge per accordo tra UE e Cina
Come se non bastasse, il premier spagnolo Pedro Sanchez non ha trovato di meglio che recarsi in visita in Cina per la terza volta in 3 anni nei giorni scorsi. Madrid preme per stringere ulteriormente le relazioni con il Dragone, nonostante proprio l’economia spagnola sia tra quelle che meno vi esporta. Reagire al “bullismo” di Trump con l’UE che sottoscrive un accordo con la Cina, equivale a fare un dispetto alla moglie tagliandosi gli attributi. I numeri non si prestano alle interpretazioni ideologiche e appaiono piuttosto nitidi di quale sia la situazione.
Nel 2024 l’UE ha registrato un disavanzo commerciale con la Cina di 304,5 miliardi di euro. Nel dettaglio, ha importato merci per 517,8 miliardi e ne ha esportate per appena 213,3 miliardi. Al contrario, negli USA abbiamo riportato un surplus commerciale di 235,6 miliardi di dollari, avendovi esportato merci per 605,76 miliardi contro importazioni per appena 370,19 miliardi.
Addirittura, emerge che il nostro disavanzo verso la Cina sia superiore a quello che hanno gli stessi USA, pari a 295,4 miliardi.
Relazioni UE-Cina squilibrate
In pratica, l’accordo tra UE e Cina intensificherebbe un rapporto profondamente squilibrato a nostro sfavore. Chi (la Germania) aveva scommesso negli ultimi anni sull’economia asiatica, ha fatto un buco nell’acqua. Le importazioni cinesi nell’ultimo decennio sono più che raddoppiate, mentre le importazioni verso la Cina sono aumentate solo del 47%. In valore, le prime sono esplose di oltre 260 miliardi e le seconde aumentate di circa 68 miliardi. Il disavanzo si è impennato del 173,3% nel periodo.
Invece, con gli USA abbiamo migliorato il nostro surplus di circa 90 miliardi (+63%). Le esportazioni sono aumentate nel decennio del 44%, mentre le importazioni del 34%. Il mercato americano si conferma fondamentale per le nostre imprese. Ci sta che ci sentiamo maltrattati dall’imposizione dei dazi e dalle esternazioni poco lusinghiere arrivate dalla Casa Bianca all’indirizzo di noi europei. Tuttavia, da qui a concepire un cambio di alleanze commerciali ce ne corre. Bruxelles stessa ha riconosciuto di non avere accesso al mercato cinese a parità di condizioni e ha chiesto un cambio di prospettiva. Viene da chiedersi dove sia stata negli ultimi 25 anni.
Dumping cinese danno per economia europea
Va bene pretendere da Trump finanche che cancelli i dazi, ma non dimentichiamo che la Cina ha sempre attuato una politica commerciale contro l’interesse europeo. Per prima cosa, attuando pratiche di dumping tramite aiuti di stato alle sue imprese, a copertura di parte dei costi di produzione. Secondariamente, tenendo il tasso di cambio sotto controllo per evitarne l’apprezzamento e restare competitiva sui mercati esteri.
Infine, imponendo barriere all’ingresso di merci e capitali stranieri. Un super-dazio non sbandierato, invisibile, ma molto più efficace di quelli annunciati da Washington.
Accordo tra UE e Cina illogico
Un accordo tra UE e Cina sarebbe un nonsenso anche sul piano geopolitico. Abbiamo allentato la dipendenza dal gas russo, accettandone un elevato costo economico, nel nome della lotta alle autocrazie. E stiamo aumentando la spesa militare per prevenire possibili attacchi esterni. Corretto. Ma Pechino non è meno autoritaria di Mosca. Non ha occupato alcuno stato europeo, semplicemente perché non vi confina e non può rivendicarne alcun legame storico neanche per finta. Resta il migliore alleato di comodo dei russi, nonché il nostro principale nemico nello scacchiere internazionale. Se l’idea di stringersi ai cinesi fosse solo tattica per mettere alle strette gli americani sul piano negoziale, è un conto. Se qualcuno ci crede davvero, abbiamo un grosso problema di analisi.