Tasse e Vangelo: come Papa Francesco definiva il rapporto con il fisco

La morte di Papa Francesco lascia un’eredità profonda anche sul piano fiscale, intrecciando fede, giustizia sociale e responsabilità civile.
1 settimana fa
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papa francesco e rapporto con le tasse
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Con la scomparsa di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile alle ore 7:35 presso la sua residenza di Casa Santa Marta, si chiude un capitolo straordinario della storia della Chiesa cattolica. L’annuncio ufficiale, dato dal Camerlengo cardinale Kevin Farrell, ha commosso milioni di fedeli nel mondo. Le esequie, previste per il 26 aprile, rappresenteranno l’occasione per onorare un pontefice che ha lasciato un’impronta indelebile non solo nella dimensione religiosa, ma anche in quella etica e sociale.

Tra gli aspetti meno discussi ma profondamente significativi del suo pontificato, vi è il suo pensiero riguardo alla fiscalità, alla giustizia economica e al ruolo delle istituzioni tributarie.

Un messaggio forte e coerente, rivolto anche a coloro che operano in ambiti spesso percepiti come distanti dalla spiritualità.

Una visione evangelica della fiscalità

Papa Francesco non ha mai evitato i temi scomodi, tra cui il fisco e l’evasione fiscale. Nel corso di un incontro del 2022 con una delegazione dell’Agenzia delle Entrate, il Pontefice delineava una visione della tassazione radicata nei valori del Vangelo. In quella sede, ribadiva l’importanza della legalità e della trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, richiamando l’urgenza di ridurre le disuguaglianze e sostenere servizi essenziali come la sanità pubblica e le infrastrutture.

Il messaggio era chiaro: il pagamento delle imposte, quando giusto e proporzionato, è uno strumento indispensabile per il bene comune. E proprio questo concetto, spesso trascurato nel dibattito pubblico, è stato posto al centro della riflessione papale.

La Bibbia, il denaro e la responsabilità sociale

L’intervento di Francesco includeva anche un richiamo al testo sacro per eccellenza: la Bibbia.

La Sacra Scrittura, ricordava il Papa, non condanna il denaro in sé, ma ne stigmatizza l’abuso e l’idolatria. Si tratta, quindi, di usarlo con rettitudine, senza esserne soggiogati, e con la consapevolezza che esso può diventare strumento di giustizia oppure di oppressione.

Un passaggio toccante venne dedicato alla figura dell’evangelista Matteo, un tempo esattore delle imposte, immortalato da Caravaggio proprio nell’attimo in cui Gesù lo chiama. Un gesto che, secondo le parole di Francesco, simboleggia la possibilità di trasformare il proprio lavoro in un servizio agli altri, alla luce della fede e della responsabilità.

Equità e cultura della legalità

Nel suo discorso, Francesco sottolineava quanto la riscossione fiscale sia un’attività essenziale per garantire l’equità tra i cittadini. Le norme tributarie, infatti, fungono da bilanciere sociale, contribuendo a ridurre gli squilibri generati da interessi individuali e dinamiche di potere.

La legalità, nel pensiero del defunto Papa, è un presidio contro la corruzione e l’ingiustizia. Tuttavia, perché tale sistema funzioni, è necessario promuovere un cambiamento culturale che porti a considerare la contribuzione fiscale non come un’imposizione arbitraria, bensì come un dovere morale e civico.

Il fisco come garanzia di dignità: il pensiero di Papa Francesco

Francesco non nascondeva le difficoltà che accompagnano la percezione dell’attività fiscale. Spesso, osservava, essa è vista negativamente, quasi fosse un’invasione nella sfera privata.

Tuttavia, precisava, quando ben regolato, il sistema tributario rappresenti una forma di giustizia sociale. Redistribuire la ricchezza, tutelare i più fragili, difendere i servizi pubblici essenziali: questi i pilastri di un’imposizione fiscale eticamente fondata.

Nel suo messaggio, il Papa rivolgeva uno speciale appello alla difesa del sistema sanitario pubblico. In un contesto come quello italiano, dove la sanità gratuita è garantita proprio grazie alla fiscalità generale, Francesco invitava preservare questo modello solidale, che garantisce cure anche ai meno abbienti, scongiurando derive verso un sistema esclusivamente a pagamento.

La destinazione universale dei beni

Un concetto chiave nella dottrina sociale della Chiesa Cattolica (e non), rilanciato con forza da Francesco, era quello della “destinazione universale dei beni”. La proprietà privata, osservava, non deve mai essere assolutizzata, ma intesa come mezzo per il bene collettivo. In questa prospettiva, la tassazione non rappresenta una sottrazione, bensì un modo per realizzare una società più giusta e coesa.

Questo principio, affermato sin dai primi Padri della Chiesa, trova oggi un’applicazione concreta nel lavoro quotidiano di chi opera nell’amministrazione fiscale. È anche per questo che il Pontefice ebbe a valorizzare l’impegno di tanti dipendenti pubblici che, spesso nell’ombra, contribuiscono a far funzionare uno dei cardini della convivenza civile.

Il ruolo delle persone oneste secondo Papa Francesco

Accanto ai fenomeni di evasione e illegalità, Francesco evidenziò anche l’esistenza di una “maggioranza silenziosa” di cittadini onesti. Sono coloro che, pur tra mille difficoltà, adempiono al proprio dovere fiscale, contribuendo alla costruzione del bene comune.

Questa fiducia nelle persone e nelle istituzioni è un tratto distintivo del pontificato di Bergoglio. Egli ha sempre creduto nella possibilità di un cambiamento positivo, fondato sull’educazione, sul rispetto delle regole e sulla solidarietà concreta.

Un’eredità attuale e necessaria

La riflessione del defunto Papa Francesco sul tema delle tasse si inserisce in una visione più ampia della società, dove il diritto e la giustizia devono andare di pari passo con l’etica e la compassione. Le sue parole restano oggi un invito a ripensare il rapporto con lo Stato e con i beni comuni, a partire da un senso più profondo di responsabilità collettiva.

In un’epoca in cui la sfiducia nelle istituzioni rischia di minare la coesione sociale, l’insegnamento di Francesco su questi temi può rappresentare una bussola per credenti e non credenti. La sua voce ha dimostrato che anche la fiscalità può essere una questione di coscienza, e non soltanto di calcolo.

Riassumendo

  • Papa Francesco ha promosso la fiscalità come strumento di giustizia e solidarietà sociale.
  • Ha legato il Vangelo a principi fiscali di legalità, equità e trasparenza.
  • Il pagamento delle tasse è visto come contributo al bene comune.
  • Ha difeso la sanità pubblica come diritto garantito grazie al fisco.
  • Ha valorizzato chi rispetta i doveri fiscali come esempio di cittadinanza etica.
  • Ha invitato a superare l’idolatria del denaro con una cultura della condivisione.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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